Sguardi amici

giovedì 19 dicembre 2013

Inverno

Fiocchi

Dal latino hibernum, da hiems; dal greco cheima, da un’originaria forma indoeuropea, gheima; in sanscrito himàs (freddo, neve); Himalaya (sede della neve). Curiosamente il greco chimaros (capra d’inverno) da cui chimera, ci lancia una sfida alla comprensione.
La stagione fredda, che formalmente inizia il 21 dicembre e termina il 20 marzo, in realtà, come le altre stagioni, sembra per noi contemporanei in gran parte perduta. La natura non ci circonda più, come nei tempi antichi, in modo intenso e obbligatorio. Non tanto, o non solo, per la tecnologia, che rende facile attenuare l’effetto caldo o freddo. Freddo, neve e pioggia sono sentiti come fastidiosi contrattempi di un andare rapido e meccanico da un luogo ad un altro.
Se ci pensiamo bene, la natura intera è vista come un fastidioso e indiscreto accidente e la sua magnifica spettacolarità viene ammirata attraverso mediazioni: fotografie, documentari televisivi, filmati, oppure con preziosi viaggi esotici. Tutto si riduce a merce, più o meno valorizzata dalla somma di «denaro», unico elemento ritenuto indispensabile per soddisfare ogni esigenza, reale o immaginata.
Eppure ognuno di noi proviene da questo mondo dominato da una natura che ci ha condotto sulla soglia del presente e forse ci sta abbandonando. Forse a qualcuno viene il dubbio che siamo noi che l’abbandoniamo. Forse stiamo superando il punto di non ritorno, rompendo definitivamente ciò che ci lega alla vita, oppure questo allontanamento dalla natura ha un significato che sfida l’uomo a proseguire verso un futuro evolutivo?
In attesa dell’inverno, che comincia quando il sole sembra morire e la notte predominare, dove anche la vegetazione pietrifica nel gelo e riduce al minimo i processi viventi, invitandoci al letargo, all’interno, al coperto, al calore animale, è allora che sorge in noi una scintilla di consapevolezza. Come una gemma in attesa di sbocciare, in ogni uomo può esserci la coscienza dell’Io, se non viene negata dall’egoismo dell’avere un corpo materiale da estendere e confondere con le cose possedute.
Certo, se non confuso, con l’istinto animale che ci spinge a grufolare a quattro gambe alla ricerca di piaceri perduti o sognare di perfezioni vitali, di civiltà utopiche senza tempo. Togliendo tutto ciò che distrae, come l’inverno ci invita a fare, senza colori sgargianti, senza luminarie potenti, senza abbondanza e senza sbornie, ma in perfetta sobrietà è possibile contemplare la rinascita dell’essere eterno che è in noi.
Oggi, ora, in questo tempo sfavorevole e inopportuno, quel delicato e inesperto essere che è in noi può nascere e svilupparsi nel Sé spirituale. Tutto il mondo che lo circonda gli renderà omaggio riconoscendolo come Re, atteso da lungo tempo nei miti.
Il cervello si metterà a sua disposizione come strumento materiale del pensiero, l’anima con la sua sensibilità, razionalità e coscienza aprirà i tesori dell’inconscio. Persino la vitalità sarà stimolata a rendere memoria della vita passata costellata di errori e sconfitte da cui trarre insegnamenti preziosi.
Buon Natale.
(30 Novembre 2013 Filippo Zaccaria  - Biolcalenda dicembre 2013)

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